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CALAMITÃ NATURALI: POCHE POLIZZE E CON CLAUSOLE ASSURDE

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Meno del 2% delle case, in Italia, è assi­curato con polizze antidisastro. Eppure il 78% delle abitazioni è esposto ad a un ris­chio alto o medioalto sia rispetto al terre­moto che all’alluvione. Colpa degli alti costi e di contratti che sfiorano il grottesco.  Secondo i dati dell ‘Ania, l’associazione di ca­tegoria che rappresenta la società di assicura­zioni, il 78% delle abitazioni è esposto ad a un rischio alto o medio-alto sia rispetto al terremoto che all’alluvione. Per giunta, dalle rilevazioni elaborate dall’associazione tra le imprese assicu­ratrici emerge che il 35% delle abitazioni si trova nelle zone a più alta pericolosità sismica; questa percentuale sale a quasi il 55% quando si consi­dera il rischio alluvionale. Eppure, nonostante queste caratteristiche strutturali, in Italia, l’esten­sione delle polizze incendio a copertura delle ca­tastrofi naturali è ancora molto limitata. Gli italiani, in maggioranza, appaiono favorevoli ad una copertura assicurativa se questa è in grado di garantire risarcimenti certi in tempi rapidi e cor­rispondenti al valore di ricostruzione delle abita­zioni. Ma secondo l’associazione delle società assicuratrici, i numeri delle polizze antidisastro sono esigui. Il 93,2% delle polizze riguarda esclusivamente l’incendio, il 3,2 esclusivamente il terremoto, il 2,4 l’alluvione e l’ 1,2% entrambi i rischi tuttavia, in meno di un decennio, riferisce lo studio dell ‘Ania, il numero delle coperture sulle catastrofi naturali è molto cresciuto: “Nel 2009 si stimavano 20 mila polizze per circa 35 mila abitazioni. Oggi l’ombrello assicurativo pro­tegge appena il 2% delle abitazioni private. È soltanto l’inizio di un cammino, insomma”. Come mai così poco appeal tra condòmini e po­lizze anticalamità? Colpa dei costi, che a loro volta sono influenzati da numerose variabili. Contro i terremoti bisogna tenere conto innanzi­tutto dell’età dello stabile, del numero di piani e delle caratteristiche costruttive delle strutture portanti, oltre che, ovviamente dal grado di rischiosità e della zona di residenza. Si stima che per una casa di 100 mq, il premio possa variare da meno di 100 euro l’anno fino a superare i 250 euro nelle regioni del sud. Nelle zone ad alto ri­schio sismico  per esempio a L’Aquila – i costi possono però diventare molto più alti. Per quanto riguarda invece le alluvioni, le po­lizze sono ancora più rare e quasi nessuna copre i danni derivanti dalle inondazioni. Anche in que­sto caso, i costi variano più o meno da 100 a 400 euro l’anno, a seconda della zona. Il problema è quindi sempre lo stesso: dove le tariffe sono più basse, è evidente che non vale la pena assicurarsi, vista la ridotta probabilità di evento catastrofico. Dove invece converrebbe proteggere la propria abitazione, il premio annuo è fin troppo salato. Una soluzione potrebbe essere il ricorso all’ob­bligatorietà delle polizze contro le calamità nat­urali, anche per alleggerire il carico dello Stato che, negli ultimi dieci anni, si è dovuto sobbar­care costi di risarcimento stimati in circa 3,3 mi­liardi all’anno. Costi che, ovviamente, vengono coperti aumentando la fiscalità generale. Allo stato, però, i contratti di assicurazione di questo tipo sono poco vantaggiosi a causa di alcune clausole penalizzanti per chi i stipula. Basta pen­sare che, spesso, vi si legge che è obbligatorio co­municare alla compagnia l’aggravamento del rischio sismico, un’informazione tutt’altro che scontata e che, se non fornita, fa decadere l’intero impianto contrattuale. Inoltre, si può chiedere la riscossione del danno soltanto per eventi di li­vello pari o più alto del 4° grado della scala Ri­chter. Il che significa che danni di lieve entità, provocati da scosse leggere, non sarebbero ricompresi. Anche sull’alluvione, continua la sagra del grottesco. Se l’inondazione deriva da una mareggiata, ad esempio, o da una frana, i danni regi­strati dal condominio o dalla casa non sono ri­compresi nella polizza. Il colmo dell’ironia riguarda la possibilità di recesso per la compa­gnia: spesso si legge nella polizza standard che ciò è possibile 30 giorni dopo il primo sinistro denunciato. L’esempio degli altri Paesi a rischio E negli altri Paesi, come ci si regola? In preva­lenza, si sceglie l’alleanza tra pubblico e privato. Vediamo qualche esempio. Il Belgio, in genere, deve affrontare fenomeni di meteo estremo e al­luvioni. Qui le polizze anticalamità sono semiob­bligatorie e coprono alluvioni, terremoti, frane, straripamenti. La gestione del rischio e la gover­nance prevede una partnership pubblico-privata. Il fondo pubblico National Calamities Fund in­terviene per le perdite eccedenti i limiti di inden­nizzo per evento di ciascuna compagnia di assicurazioni. L’intervento è limitato, in caso di terremoto, entro i 700 milioni di euro. Anche in Francia assicurarsi contro alluvioni, terremoti, eruzioni, tsunami, spostamento dei ghiacciai è semiobbligatorio e la polizza è accessoria a quella antincendio. Il premio è standard e ammonta al 12% del relativo premio incendio. La gestione è pubblico-privata: lo Stato interviene come assi­curatore di ultima istanza attraverso la Caisse Centrale di Reinsurance. La California è famosa non soltanto per il ci­nema ed il gossip, ma anche per i terremoti. In questo Stato, ad altissimo rischio sismico, l’unico evento coperto è il terremoto. La polizza è volon­taria, la gestione del rischio è unicamente privata e non è previsto l’intervento dello Stato. I premi sono proporzionali al rischio e differenziati per valore di ricostruzione, tipologia e data di costru­zione, la presenza di misure di riduzione del ri­schio e l’area di ubicazione (in totale 19 zone). Nel 1996 è stato costituito il California Ear­thquakeAuthority (Cea), un’istituzione pubblica, sebbene il capitale sia finanziato dai contributi delle compagnie di assicurazioni che vi parteci­pano, dai premi incassati, dai rendimenti sugli in­vestimenti e dalla riassicurazione. Il Cea ha una capacità di 9,6 miliardi di dollari. In Giappone, la polizza è unicamente anti-ter­remoto, è volontaria ed è accessoria all’antincen­dio. I premi sono proporzionali al rischio e differenziati per zona (in totale 8) e tipologia co­struttiva (in totale 2). Il premio oscilla da un mi­nimo di 0,5 ad un massimo di 3,13 per 1.000 di somma assicurata. Per promuovere l’adozione di misure preventive, sono stati introdotti tre livelli di sconto pari al 30%, al 20% e al 10%. Gestione e finanziamento del rischio sono pubblico-pri­vati: lo Stato assume il ruolo di riassicuratore.

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